Alla ricerca dell’El Dorado

Ormai il nome è diventato proverbiale, lo si dice quando si vuole raggiungere un luogo ricolmo di ricchezze o forse di speranze. È l’Eldorado, la mitica terra dell’oro che scatenò la corsa alla colonizzazione del Sud America. Da 5 secoli gli esploratori più arditi tentano di trovare le tracce di questo fantomatico regno dell’oro, cosa hanno trovato finora? È esistito davvero?

Da sempre l’umanità è ossessionata dall’oro, i miti che ne sono derivati lo testimoniano, per non dire della sua abbondanza nelle corti dei re e dei sultani, della sua costante popolarità nella cultura popolare e in quella classica, del fatto che le nazioni creano riserve monetarie in lingotti per accreditarsi nel confronto internazionale, tutti vagheggiamo su una età dell’oro. Per gli artigiani è un materiale senza pari – malleabile come l’argilla, duro come il diamante. La rarità e la sua particolare lucentezza, che ne consente la facile distinzione rispetto ad altri metalli, ne hanno decretato il successo. La potente mistica sull’oro era fortemente legata in origine al suo inequivocabile colore giallo, così potente e suggestivo. Gli Egizi, che hanno fabbricato stupende maschere d’oro, lo associavano al sole e all’essenza della vita. In quella che fu chiamata Costa d’Oro in Africa settentrionale, corrispondente all’attuale Ghana, il famoso trono d’Oro del re degli Ashanti impersonava lo spirito della nazione; ai defunti veniva donato un pizzico di polvere d’oro come lasciapassare per il mondo dell’aldilà. L’oro fu causa di grande ingordigia e ovviamente di guerre, Alessandro Magno si spinse fino in India per cercarlo e i Romani misero a ferro e a fuoco la Dacia (l’attuale Romania) per impossessarsi delle miniere e finanziare il riassestamento urbano della città (foro di Traiano). Fu per l’oro che fondamentalmente si spinsero gli Spagnoli, attirati dai racconti dei conquistare. A centinaia persero la vita cercando Eldorado.

Con questa mentalità predatoria si mosse anche Colombo, nel 1492 e dopo di lui tutti gli ammiragli e gli avventurieri del regno di Spagna. I regni pre-colombiani furono spazzati via per cupidigia, nelle alte Ande furono organizzate delle spedizioni per depredare le antiche tombe degli Indios Sinu e per la prima volta gli Europei penetrarono nel territorio dei Muisca. Frequentando questi indigeni gli Spagnoli, fondando Bogotà, sentirono per la prima volta parlare del fantomatico Uomo d’Oro. Si trattava della descrizione della cerimonia di incoronazione del re, che veniva spogliato dei suoi abiti e interamente ricoperto di polvere d’oro. Tutto ciò avveniva nella zona del Lago Guatavita, un lago vulcanico dalla forma circolare. A bordo della zattera con cui il principe attraversava il lago, i sudditi caricavano un gran mucchio d’oro e smeraldi e quattro dignitari di alto rango lo accompagnavano ugualmente ricoperti di oro e preziosi. Normale che un racconto del genere potesse generare attenzione. In verità tutte le spedizioni fallirono. Ul famoso naturalista tedesco Alexander von Humboldt cercò di calcolare quanto oro potesse contenere il lago Guatavita, grugnendo a stabilire che ne potesse contenere una cifra che oggi corrisponde a 3 miliardi di dollari. Manufatti d’oro sono stati rinvenuti in tutto il sud America settentrionale, per la ricchezza di miniere, anche di altri metalli, dovuta alla forte attività vulcanica della cordigliera delle Ande. Molti di questi oggetti servivano da offerte votive, spesso rappresentavano le divinità come il dio sole. In una grotta presso Bogotà, due contadini rinvennero nel 1969 un modellino in oro massiccio raffigurante la cerimonia dell’Uomo d’Oro. L’oggetto era anche esso un’immagine votiva fabbricata dai Muisca per essere offerta agli Dei.

Di sicuro ci fu una caccia all’oro talmente forte, che il risultato principale fu da un lato la potenza immediata della Spagna per due secoli, dall’altro la sua perdita di potere progressivo, nel corso dei secoli dovuto alla deforestazione, che impoverì le terre, creò crisi agricole e non consentì di sviluppare una flotta all’altezza di quella inglese. Tanto che il regno, un tempo potente, finì ben presto in un ruolo di secondo piano, dopo l’apogeo dei secoli 1500-1600.