La malfamata Caracas

La capitale del Venezuela è al centro di un famoso spot dove si parla dei peggiori bar di Caracas, ma merita sicuramente una visita essendo – per quanto strano possa sembrare – una città quasi caraibica. È infatti situata a soli 10 km dal mar dei Caraibi, da cui è separata però da una catena di monti, la Cordillera del Litoral, oggi forata dalle gallerie dell’autostrada che mette in collegamento la capitale col suo porto artificiale di La Guair, con i siti balneari e i depositi industriali che si allineano sul litorale e con l’aeroporto internazionale di Maiquetia.

Nel secolo scorso, soprattutto nel secondo dopoguerra, la città si è ampliata considerevolmente, fono a inglobare verso oriente anche alcuni centri del confinante stato di Miranda. Mentre sul fondovalle e sulle prime pendici collinose sono sorti un nuovo moderno centro commerciale, i quartieri residenziali e più in là gli insediamenti industriali, sui fianchi delle montagne si sono abbarbicati i ranchos, costruzioni di legno e cartone che costituiscono una percentuale discreta delle abitazioni cittadine e ospitano una relativa parte della popolazione. Da qui la reputazione di luogo malfamato e non affidabile per uscire la sera.

La popolazione attuale, che fino agli anni Duemila è cresciuta in modo progressivo, oggi supera i 2,100.000 di abitanti, l’area metropolitana supera però i 5 milioni di abitanti ed è il polo urbanistico più importante del Sud America settentrionale, anche per il ruolo assunto dal Venezuela con il fenomeno del bolivarismo incarnato da Chavez prima e da Maduro poi (anche se questi è stato recentemente battuto nelle elezioni parlamentari).

La scoperta dei giacimenti petroliferi nei primi decenni del secolo scorso e soprattutto il boom che ne è seguito durante il secondo conflitto mondiale hanno trasformato l’antica città coloniale, che ancora alla fine dell’800 contava solo 60mila abitanti, in un enorme agglomerato di slum e grattacieli. Molti famosi architetti, tra i più importanti delle correnti moderne, come in altre città del continente, hanno partecipato alla stesura di piani urbanistici razionali. Il flusso di immigrazione e l’inadeguatezza della città a offrire mezzi di sostentamento e servizi convenienti hanno creato dei gravi squilibri che per decenni sono stati l’emblema della città e su cui hanno fatto presa i populismi più esasperati.

La regione di Caracas è con quella di Maracaibo una delle due grandi aree economiche del Venezuela. Vi si esplica una vasta gamma di attività industriali che hanno consentito il recente rilancio dell’industria venezuelana, la cui crescita è stata però fiaccata da una grave crisi economica che ha portato a scene che non si vedevano da anni nelle capitali di paesi in tempo di pace (corsa all’accaparramento delle risorse alimentari e file nei supermercati). Caracas venne fondata nel 1567 sulle rovine di un insediamento poco precedente distrutto dagli Indios. La città, che era capitale di una provincia durante il dominio spagnolo, conobbe un periodo di prosperità a metà del ‘700 grazie alle esportazioni di caffè e di cacao. Fu la patria di Simon Bolivar l’eroe latino-americano per eccellenza e diede vita alla separazione con la Colombia, mantenendo gli attriti che hanno caratterizzato la storia di questo paese.