Perché avvengono i terremoti

Prima della teoria della tettonica a placche, derivata dall’intuizione di Wegener (deriva dei continenti) poco si sapeva sui terremoti, se non che colpivano e creavano morte e distruzione, fin dall’antichità. La sismologia ha potuto fare passi da gigante quando siamo riusciti a comprendere come è formata al proprio interno la Terra. Il mantello terrestre fa da intercapedine tra il nucleo esterno del pianeta e la crosta terrestre, rappresentando i quattro quinti dell’intera massa del pianeta, costituito da roccia fusa, stabile, ricca di minerali primari come il ferro. L’alta pressione derivante dal contatto col nucleo genera una forte viscosità, che provoca attriti e movimenti nella crosta terrestre. I continenti sono delle placche, ovvero delle formazioni rocciose gigantesche, soggette a forti movimenti convettivi che danno luogo ai fenomeni vulcanici. Le placche si muovono lungo delle direttrici di scorrimenti (con movimenti laterali, di margine, di subduzione) e si generano attraverso le dorsali oceaniche.

Quanto sono frequenti i terremoti? I movimenti dipendono, come detto, dall’alta pressione e dalle forze di convezione generate dal nucleo sul mantello. Nonostante la terra sia in lento ma progressivo raffreddamento, l’occorrenza dei terremoti è molto alta, come dimostra anche la cronaca recente, che ha conosciuto importanti picchi di intensità. Noi ci accorgiamo solo dei terremoti di maggior intensità perché abitiamo su infrastrutture artificiali sottoposte a vibrazioni. Più si abita nei piani alti, maggiore è la possibilità di avvertire un movimento di bassa intensità. Ci sono terremoti ogni ora, perché le placche sono sempre in movimento, millimetro dopo millimetro, sfregando tra di esse un’elevata quantità di energia potenziale, che si scatena quando viene conservata per troppo tempo. L’istituto vulcanico e sismologico americano invita i cittadini a dare comunque un allarme anche se sentono i piccoli tremori, soprattutto nelle zone vicine a grandi catene vulcaniche, come è il caso della costa orientale. In Italia il sistema di allerta è pressoché simile, essendo il nostro paese ad alta intensità sismica.

In termini fisici e geologici il terremoto è un dislocamento della crosta terrestre, una vibrazione, certe volte violenta, della superficie (la crosta) che rilascia una quantità di energia. Questa può essere scatenata sul momento, per un movimento sussultorio improvviso, come nel caso delle eruzioni vulcaniche o per effetto della caduta di un meteorite o ancora di una grande esplosione a terra. Invece, i terremoti più distruttivi avvengono per lo scorrimento nel tempo della crosta, che prima o poi arriva a un livello di stress con l’altra placca, generando i movimenti tellurici di grande portata e distruzione. E’ stato così per il terremoto de L’Aquila, ma anche per quello più devastante di Santo Stefano del 2004, che ha generato il famigerato maremoto nell’oceano Indiano. Una zona soggetta a frequenti scosse è paradossalmente più sicura di una soggetta a scosse sporadiche, ma che avvengono per un’eccessiva conservazione dell’energia.