Si possono prevedere i terremoti?

I profeti di sventura non hanno mai avuto fortuna e simpatia. A nessuno piace che gli si preveda una disgrazia e la persona che reca una notizia funesta è spesso giudicata male, a prescindere dalle proprie qualità personali. Ma c’è un ramo della scienza, la sismologia, che sta tentando in tutti i modi di arrivare a prevedere una delle calamità più gravi che colpiscono le persone: i terremoti. Coloro che si impegnano nella previsioni dei sismi mettono in gioco tutta la loro reputazione, il loro sapere spesso frutto di una meticolosa preparazione universitaria, di un’esperienza lavorativa di anni, che contempla esperimenti, studi, fallimenti, teorie. Non è facile essere sismologi, prova ne sia la bizzarra sentenza che in primo grado aveva condannato gli scienziati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia per i fatti relativi agli allarmi prima del devastante terremoto de L’Aquila. La verità – che ammettono gli scienziati di tutto il mondo – è che la scienza ancora oggi non ha gli strumenti adatti per mettere i governi e le amministrazioni locali nelle condizioni di prendere decisioni importanti sulla sicurezza.

Come avvengono i terremoti

La comprensione del funzionamento della terra è una scienza relativamente giovane. La crosta terrestre è un gigantesco puzzle di placche tettoniche, che letteralmente scivolano come zattere sul ribollente mantello. I terremoti sono delle improvvise liberazioni di energia accumulata nel tempo, in zone di subduzione particolarmente importanti, poste ai confini delle placche. L’attrito tra le varie placche della crosta provoca ogni tanto dei cedimenti, generando le ben note scosse, la cui intensità può essere misurata attraverso appositi sistemi di misurazione (i sismografi). Due grandi placche che si estendono fino all’Atlantico centrale, dividono in due l’Italia e si spostano in direzioni leggermente diverse. Dopo essere rimaste quiete per tanto tempo, nel 1980 hanno iniziato a recuperare parte del movimento perduto, con improvvisi movimenti. Lo stesso movimento sussultorio ha provocato tanto il terremoto dell’Irpinia, quanto quello di El-Asnam in Algeria. Sono morte migliaia di persone, i due eventi erano geologicamente correlati, eppure non siamo stati in grado di fare nulla.

Cosa provoca i terremoti

La forza che provoca i terremoti ha un’origine nella profondità del mantello terrestre. Eppure i danni maggiori si hanno in superficie, anche se non vi fossero delle costruzioni umane. La Terra tende a fratturarsi lungo le zone di maggior cedimento, chiamate faglie, situate nei confini tra le placche. Lungo queste linee di faglia la roccia può venir spinta verso il basso, verso l’alto oppure in senso laterale. L’improvvisa liberazione di questa forza di sfregamento può dar luogo a liberazioni di energia pari a diverse esplosioni nucleari. Il terremoto del Tohoku in Giappone, nel 2011, che ha generato quello spaventoso tsunami, si ritiene che abbia contribuito a spostare l’orientamento dell’asse terrestre di 17 centimetri. Una forza enorme in grado di far sussultare un pianeta di notevoli dimensioni come la Terra.

Verso la prima metà degli anni Sessanta, quando ormai la teoria della tettonica a placche, originariamente partorita dalla mente di A. Wegener, era stata accettata iniziarono a fiorire le prime teorie sulla formazione dei terremoti. Una sviluppata nel fecondo MITT di Boston si chiamava della dilatabilità. Quando una roccia viene compressa, per la collisione di due placche, per esempio, essa si deforma e in seguito si frantuma; prima di frantumarsi, però, ha la tendenza a gonfiarsi. Questo rigonfiamento è spesso accompagnato da mutamenti di alcune caratteristiche fisiche, quali la resistenza elettrica e la velocità di propagazione delle onde attraverso la roccia. Gli studiosi di Boston pensavano che misurando l’andamento di queste alterazioni si potessero prevedere i terremoti.

Sistemi di prevenzione

Durante il periodo precedente al sisma de L’Aquila ci furono allarmi, veri o presunti, circa l’imminenza di un sisma. Gli allarmi non furono ascoltati, ma il tribunale, sulla base della perizia scientifica, ha stabilito che a ignorarli furono gli amministratori e che gli scienziati non si muovevano in base a formule previsionali. Chi diceva di aver avuto ragione, lo faceva secondo presunti modi di previsione, che la comunità scientifica ufficiale ha puntualmente smentito. E non solo in Italia. Nei fatti, gli scienziati continuano a dire una banale verità e cioè che la pericolosità dei terremoti dipende dalla localizzazione e dalle modalità di costruzione delle infrastrutture umane. Un sistema di prevenzione basato su costruzioni antisismiche, piani di evacuazione, immediatezza dei soccorsi, è stato provato, può rendere il numero delle vittime molto più basso di quello verificatosi nel nostro paese.