I vulcani più pericolosi del mondo

Tra parte dell’attività sismica è collegata all’attività vulcanica. Entrambe le manifestazioni sono figlie dei movimenti della placca terrestre sul mantello. Basterebbe osservare una mappa che illustra i “punti caldi” della Terra per notare come le zone ad alta incidenza tettonica sono costellate di vulcani. Se ne deduce che i luoghi più sismici al mondo spesso devono anche vedersela con dei vulcani, alcuni molto attivi, altri pericolosamente silenziosi.

In Italia ad esempio, la zona più attiva dal punto di vista sismico, come abbiamo potuto constatare in questo ultimo periodo, è senza dubbio la dorsale centrale appenninica, scorrendo giù fino alla Calabria e alla Sicilia. Non può sorprendere allora che in questa fascia sono compresi i più importanti vulcani italiani, alcuni spenti da milioni di anni.

L’Etna è molto attivo, così come Stromboli e Vulcano, ma lo stesso non si può dire del Vesuvio e dei Campi Flegrei. Basta peraltro un’osservazione acuta dei laghi appenninici per capire come essi per la maggior parte occupino dei crateri vulcanici ormai inattivi, la forma circolare ne è una grande testimonianza.

Ma quali sono i più pericolosi vulcani del mondo?

Purtroppo in questa graduatoria dobbiamo inserire almeno due vulcani italiani: il Vesuvio che come sappiamo si è reso protagonista di eruzioni catastrofiche, come quella storica del 79 d.C. che ha seppellito Pompei ed Ercolano, e sempre nella zona di Napoli i “Campi Flegrei” che in realtà sono una caldera, cioè una depressione causata dallo sprofondamento di una vasta camera magmatica (simile a quella che sta sotto i vulcani).

I due vulcani italiani sono considerati meno pericolosi di alti, ma il punto è che insistono in un’area densamente popolata, dove gravitano non meno di 3 milioni di persone. Ci sono piani di evacuazione sia per il Vesuvio, sia per i Campi Flegrei che sono definiti un super vulcano, esattamente come la caldera di Yellowstone negli Stati Uniti nord-occidentali. L’ultima eruzione dell’area flegrea è del 1538. Tutta la zona è molto attiva.

Un vulcano estremamente pericoloso è il Teide, nelle isole Canarie, la cima vulcanica più alta d’Europa dopo l’Etna. Un gigante maestoso e dormiente che però – secondo gli esperti – prima o poi determinare il crollo di una gran parte della montagna sul mare, generando un pericoloso tsunami che potrebbe propagarsi sulle due sponde opposte dell’Atlantico.

Il vulcano Galeras in Colombia si rese protagonista di una famigerata eruzione nel 1993, che uccise anche sei vulcanologi di fama mondiale, arrivati nella zona per studiarlo. Il vulcano raggiunge i 4276 metri di altitudine e si tratta di uno dei più attivi della cordigliera delle Ande.

Anche il Monte Unzen in Giappone è tristemente famoso per aver causato morte e distruzione (le immagini del flusso piroclastico sono note a tutti) nella comunità scientifica.

Pericolosi pure i vulcani della zona della Cascade, nelle Montagne Rocciose, dove dominano i celebri e spettacolari giganti Mount Rainier e Mount St. Helens, la cui eruzione del 1980 è tra le più documentate della storia. Il Rainier è dormiente, ma sono attivi il Mount Baker e il Lassen Peak oltre al Sant’Elena, ultima eruzione nel 2008.

L’Indonesia è la sede delle due più imponenti eruzioni della storia moderna, quelle del Tambora e del Krakatoa, quest’ultimo ha un “figlio” formatosi dopo la disastrosa eruzione del 1883, l’Anak Krakatoa considerato molto pericoloso.

In America, a nord in Alaska il Mount Redoubt, in Cile il vulcano Llama e in Messico il vulcano Colima appartengono tutti alla Cintura di Fuoco del Pacifico (cui sono legati anche i vulcani giapponesi e indonesiani). Infine il vulcano Nyiragongo nel Congo, inserito nel lato ovest della Rift Valley, la zona che ha dato la stura al genere umano. È contrassegnato da un’attività costante, ripetitiva, ed è situato nelle vicinanze dell’abitato di Goma, una città di oltre 250.000 abitanti, da sempre al centro delle colate laviche.