Cosa è la Scomunica oggi

È notizia di pochi giorni fa: il Papa Francesco ha scomunicato i fedeli della “Chiesa di Gallinaro”, rei di praticare un culto eretico che non ha nulla a che vedere con la religione professata dalla Chiesa Cattolica e Apostolica. La scomunica è di fatto un’espulsione di un individuo o un gruppo da un insieme religioso di cui ha fatto parte, con la conseguenza che viene privato dei diritti religiosi di cui gode appartenendo a esso. Nelle religioni primitive, all’interno di società per le quali i principi religiosi coincidono con quelli riguardanti l’organizzazione familiare e sociale della comunità, una scomunica ha gravissime implicazioni perché può coincidere con la privazione della vita stessa, oppure, come accadeva presso i romani e gli antichi greci, con una condanna all’esilio, mediante bando (ostracismo), escludendo che l’individuo bandito mantenga ogni rapporto con la vecchia comunità. Ad esempio: Cicerone fu esiliato e tutti i suoi beni venduti all’asta.

Nelle religioni invece separate dalla vita civile, alle quali viene comunque riconosciuta una sfera di attività e valore distinta dal campo d’azione pertinente alle istituzioni civili, la scomunica consiste principalmente nella separazione dalla comunità religiosa che ha come effetto la sola sospensione dei benefici spirituale legati a tale stato. Per quanto concerne la religione cattolica, nell’attuale codice di diritto canonico, la scomunica viene definita come una “censura che esclude dalla comunione dei fedeli secondo particolari effetti stabiliti nei relativi canoni”. Essa si configura quindi come una vera e propria nazione che la chiesa impartisce alle persone fisiche, ecclesiastiche oppure laiche, che abbiano in qualche modo commesso un grave peccato, ottenendo che la comunità cristiana si separi da esse attraverso l’interdizione a godere dei diritti connessi all’appartenenza ad essa. Risultano quindi molteplici e graduate le pene che si possono comminare prima di arrivare all’estrema misura della scomunica, il proclama con cui si da luogo alla scomunica viene chiamato “anatema” e in ogni caso esso è un atto disciplinare pronto ad essere revocato in caso di sincero pentimento. La scomunica concepita sin dai tempi apostolici come allentamento dalla comunità dei credenti di un suo membro colpevole di delitti gravi, fu oggetto di studio e analisi già al tempo del concilio di Nicese, fino a quando non assunse una connotazione più riconoscibile, nel quadro della riflessione sui canoni e sull’organizzazione della chiesa. Nel medioevo la scomunica era particolarmente sentita data la forte tensione religiosa e spirituale che si respirava al tempo, essa portava quanti erano esclusi dalla vita sacramentale a una totale emarginazione sociale. Nella società contemporanea, data la laicità delle istituzioni, essa ha certamente minor impatto, e viene inferta in modo molto raro, secondo i suggerimenti espressi dal concilio Vaticano II, successivi, per dire, alla grande scomunica dei comunisti del 1949 per il peccato di apostasia.