Il culto dei morti presso gli Egizi

La civiltà Egizia ci affascina per il culto dei morti. L’uso di imbalsamare i cadaveri presso gli egiziani fu suggerito dalla fede nella continuità della vita: essi infatti credevano che oltre la vita terrena ve ne fosse un’altra. Il cadavere imbalsamato veniva preparato per il viaggio nell’aldilà. Lungo e complesso era il processo di mummificazione: dal cadavere si estraevano tutti gli organi, eccetto il cuore. gli organi interni erano posti in vasi di alabastro, detti canopi. Il corpo del defunto, così vuotato, veniva riempito di sostanze aromatiche varie. Gli occhi, la bocca, il naso, le orecchie e l’incisione praticata dall’imbalsamatore erano chiusi con cera d’api. Il corpo era poi cosparso di soda, lavoro e avvolto in bende di lino impregnate di gomma: quindi veniva rivestito, ornato e chiuso nel sudario.

Da questa certosina attenzione per il corpo si intuisce che essi credevano veramente nel viaggio post mortem. A questo scopo per dignitari, ma soprattutto per gli appartenenti alla corte, prima di tutto al monarca (faraone) veniva concesso di costruire grandi tombe, che fungevano da sale di partenza e presentazione per l’incontro con gli dei. Le piramidi furono costruite come sepolture grandiose dei faraoni, soprattutto quelle della piana di Giza, non lontano dalla capitale Il Cairo. Essi erano ritenuti delle divinità e quindi immortali. Gli egiziani dichiaravano con questi monumenti la loro fede nella sopravvivenza delle anime. Le più celebri tra le piramidi sono appunto quelle di Cheope, Chefren e Micerino. Secondo lo storico greco Erodoto, la costruzione della maggiore, la Grande Piramide, richiese ben 20 anni di lavori: vi furono impiegati tecnici specializzati, operai e forse schiavi. Fu movimentata una grande parte dell’economia del florido regno, che all’epoca poteva essere considerato alla stregua di una superpotenza regionale. Lungo le rive occidentali del Nilo sono state individuate non meno di cento piramidi. A Saqqara vi è quella a gradoni, costruita per il faraone Zoser, la cosiddetta “mastaba”. La Grande Piramide ancora oggi affascina per la sua perfezione e non mancano di certo le teorie della cospirazione, che gettano discredito su un’attività scientifica come l’archeologia, che data la Grande Piramide al 2750 a. C., assai dopo le congetture che la vedono costruita 10mila anni prima di Cristo insieme alla Sfinge, l’enigmatica statua forse rappresentate Cheope.