Il mistero delle linee di Nazca

La cultura Nazca, come tutte le culture andine pre-colombiane, ha lasciato un ricordo della sua esistenza. Stanziatasi nell’attuale zona meridionale del Perù ha dovuto convivere fin dal principio in una zona arida, priva di irrigazione artificiale.

Povera, inabitata, la terra ha ospitato quindi una cultura che dal punto di vista demografico e tecnologico era decisamente indietro rispetto alle contemporanee cultura dell’America Meridionale. Aveva però sviluppato una stessa religione potente, in grado di imporsi, con i vari culti, sulla politica e l’amministrazione del popolo.

La cultura Nazca fu ignota per gran parte del tempo e si deve all’archeologo tedesco Max Uhle la riscoperta all’inizio del ventesimo secolo, quando individuò con i suoi scavi le prime necropoli contenenti corredi funebri perfettamente conservati grazie al clima decisamente secco. Qui un uso raffinato e artistico delle ceramiche ha rivelato il volto di una civiltà che teneva in grande considerazione il culto dei morti, tanto da dedicare loro vasi, scodelle che spesso riproducono la vita quotidiana dei trapassati, con colori vivi e accesi che non si vedono da altre parti nelle culture americane.

Particolari sono le figure geometriche con le quali vengono stilizzati sia gli uomini che gli animali, in particolare le teste.

Nazca è ovviamente famosa per le sue celebri Linee. Si tratta di gigantesche raffigurazioni lunghe chilometri, che possono essere scorte, nella loro complessità, solo dall’alto. È grazie al deserto che i Nazca hanno potuto raffigurarle disponendo dei ciottoli e della terra su dei selciati, che ora prendono una linea retta, ora si avvolgono a spirale e si muovono a zig-zag. Le interpretazioni degli studiosi e degli amanti dei misteri le hanno presentate come dei simboli graditi agli dei, grandi per essere visibili dall’alto, oppure come sorta di libri astronomici, finanche mappe stellari. Secondo altri sono più semplicemente dei percorsi, delle piste sacre da percorrere durante le processioni, oppure delle guide per fabbricare enormi tessuti per il corredo funebre. Tessuti che raffigurano ragni, uccelli, lucertole.

Sicuramente la grande capacità di disegnare linee rette per centinaia di metri e la familiarità col mondo animale, dimostrano che i Nazca avessero studiato abbastanza l’astronomia e fossero dediti a qualche forma di speculazione religiosa o filosofica circa l’importanza del regno animale e della natura. I sacerdoti erano la classe dominante e certamente hanno modellato la società dandole una forte caratura teocratica, che consentiva loro di chiamare a raccolta migliaia di persone per costruire queste ardite figure.

Nella cultura pop moderna le linee di Nazca vengono viste come delle mappe per gli alieni affinché ritornino sulla Terra. Una ricostruzione spesso ripresa da programmi come Voyager, che però non sembra molto afferente alla realtà.