Storia del canto gregoriano

Spesso lo sentiamo come sottofondo di documentari su misteri medievali e si trovano autentici appassionati, che acquistano musica online, cd e non si perdono nemmeno un concerto. Stiamo parlando del celebre canto gregoriano, che spesso viene citato a sproposito non appena si sentono quattro preti cantare all’unisono temi musicali abbastanza spettrali. Battute a parte con canto gregoriano si intende quel complesso di musica vocale, liturgica, sorta in seno alla chiesa durante il medioevo, si può dire fin dalle origini del cristianesimo, fino alle origini della musica moderna. San Gregorio Magno, da cui deriva il nome, viene spesso indicato come l’unico ordinatore del sistema liturgico della chiesa romana, che comprendeva appunto questi canti. Ma non è così. Ad esempio, il Papa Damaso I ebbe un ruolo molto importante, assai più dei suoi predecessori, nel compiere un’opera di codificazione e di sintesi del canto, ordinando un severo richiamo alla correttezza liturgica, che stava iniziando già ad essere corrotta da forme di adattamento volgari, che minacciavano la purezza del canto, con l’aggiunta di elementi profani disgiunti dalle preghiere e dalla liturgia propriamente detta della messa.

Perché non va mai dimenticato che il canto gregoriano è prima di tutto un accompagnamento alla santa messa. Ci fu pertanto fin da subito uno sforzo di unificare, di canonizzare il canto gregoriano, fin dai tempi di Carlo Magno, che era desideroso di compiacere la Chiesa e di mostrarsi come re protettore della cristianità. All’imperatore si deve l’istituzione di una scuola di canto, certo è che comunque sia facile rinvenire un indirizzo unico, come se ci fosse stato davvero un fondatore dei canti. Fu merito particolare proprio di Gregorio Magno l’aver perfezionato le scuole di canto già esistenti e ben presto confluite nella famosa Schola Cantorum annessa al Vaticano, che per quasi mille anni divenne la sede autorevole dell’insegnamento liturgico.

L’opera svolta da Gregorio Magno e il fascino della sua figura, un carattere molto particolare, spiega a sufficienza come mai abbia avuto successo sia il nome, sia la forma. Egli trovò un’arte che era già affermata, che si stava abbellendo e la promosse. Il canto polifonico come lo conosciamo oggi deriva probabilmente dall’usanza di tentare un intreccio vocale, un contrappunto, che poi tese a standardizzarsi.

I primi canti gregoriani avevano a che fare principalmente con il racconto biblico: antifona, inni, salmi, responsorio. Tuttavia una fioritura di nuovi canti iniziava a comparire qua e là in Europa e in Asia, anche nel rito greco, portando alla composizione di testi appositi, legati sempre alla liturgia, ma che non erano una mera ripresa dei testi biblici. In origine essi non avevano alcuna pretesa artistica: l’accompagnamento musicale era rudimentale, la recitazione e la lettura dovevano apparire particolarmente monotone e ci sl limitava ai soli temi della fede. Invece poi si assiste a un miglioramento delle forme espressive, con delle sequenze musicali e vocali polifoniche assai pregevoli, che sono quelle che oggi apprezziamo.