Tutto su Trappist-1, il sistema planetario scoperto dalla NASA

La scorsa settimana la Nasa ha indetto una conferenza stampa per annunciare al mondo la scoperta di un sistema solare alieno, formato da sette stelle della grandezza della Terra, situate nella cosiddetta fascia abitabile. Cioè una zona orbitale intorno alla propria stella nella quale possono formarsi le condizioni per la vita biologica, così come la conosciamo. Gli scienziati della NASA hanno chiamato questo sistema TRAPPIST-1. Ma davvero questa scoperta è importante e cambia le carte in tavola?

La risposta è SI, la NASA ha definito la scoperta come epocale e ne sono convinti anche gli astronomi in giro per il mondo. Anche se le ulteriori scoperte circa questo sistema solare potrebbero deluderci, essere al di sotto delle aspettative, è chiaro che questa scoperta ha diverse implicazioni. La prima, la più ovvia, è che finora tutte le scoperte sugli esopianeti, cioè i pianeti esterni al sistema solare, avevano riguardato solo dei giganti gassosi come Urano, Nettuno o addirittura pianeti della massa di Giove.

Inoltre le osservazioni hanno portato a scoprire che almeno due pianeti orbitanti intorno alla stella Trappist-1 (una nana rossa ultrafredda, in qualche modo simile al Sole) sembrano possedere una superficie rocciosa proprio come la Terra. Già il fatto di escludere che abbiamo a che fare con i soliti pianeti gassosi, fa accrescere e non poco le possibilità che da quelle parti si possa sviluppare la vita. I pianeti gassosi sono tra i più diffusi intorno alle nane rosse, che peraltro sono le stelle più comuni nella nostra galassia.

Perché un pianeta sia abitabile occorrono delle condizioni speciali, ben spiegate dalla quasi irrisolvibile equazione di Drake. Una di queste è che debba trovarsi alla giusta distanza perché si verifichino delle condizioni concorrenti molto delicate. Ad esempio dev’essere vicino al Sole, ma non troppo da bruciarsi com’è successo a Mercurio e non troppo lontano per avere temperature inospitali, come capita su Marte, dove l’escursione termica rende la vita allo scoperto impossibile. Inoltre deve potersi formare un’atmosfera e anche generare un campo magnetico. L’acqua infine deve poter esistere nello stato liquido e non solo in quello solido o gassoso.

Riguardo a Trappist-1 la scommessa più grande riguarda proprio l’atmosfera del pianeta: pare che almeno tre dei sette possiedano una combinazione di ozono e metano, che li rende appetibili per lo sviluppo terrestre. Metano, ozono, acqua e diossido di carbonio sono alla base della vita. Ricordiamo che all’inizio il nostro pianeta aveva molto meno ossigeno di quanto ne abbia posseduto in seguito, esso è aumentato con la proliferazione delle alghe e grazie al riscaldamento dovuto ai vulcani.

Infine, il fatto che la Stella sia una nana rossa relativamente fredda significa che potrebbe aver concesso ai suoi pianeti, maggior tempo per formare la vita. Una stella turbolenta, calda, non crea le condizioni che vediamo nel Sole: una combustione lenta del suo carburante nucleare a metà della sequenza principale. Non è nemmeno un caso che intorno a stelle di queste dimensioni si possano trovare pianeti rocciosi, ritenuti rari rispetto a poco tempo fa (c’è un’apposita teoria che si basa proprio sulla rarità della Terra).

Un plauso dunque alla NASA che ha dimostrato che con i mezzi giusti, in questo caso l’impiego del telescopio spaziale Spitzer, che lavora sullo spettro degli infrarossi ed è quindi in grado di andare oltre il già potente occhio di Hubble, può ancora offrire delle scoperte sensazionali, che hanno solide basi scientifiche.