Il kamasutra: dal tempio alla camera da letto

Il Kamasutra di Vatsyayana, composto tra il III e il V secolo, appartiene alla letteratura dei “kama shastra” e si colloca come uno dei grandi testi filosofici della civiltà indiana.

Questo libro oltre a descrivere l’eros in forma tecnica, ma esplora il kama come uno dei quattro scopi della vita umana, accanto al dharma (dovere), all’artha (benessere) e al moksha (liberazione), restituendo alla sessualità una funzione armonizzante e trasformativa, tanto sul piano individuale quanto in quello cosmologico.

Sessualità come via di conoscenza

Nel pensiero indiano antico, l’unione sessuale, se vissuta con attenzione e pienezza, può divenire una forma di conoscenza incarnata, capace di superare la frammentazione dell’io e di restituire al soggetto la consapevolezza della propria appartenenza all’intero.

I templi della conoscenza: scultura e dottrina

Le rappresentazioni erotiche scolpite nei templi di Khajuraho, Konark e Bhubaneswar non hanno una funzione decorativa, né costituiscono un eccesso barocco della forma artistica: esse sono, piuttosto, parabole visive di una sapienza antica, che riconosce nel corpo un luogo di rivelazione.

I corpi intrecciati narrano l’accesso al divino attraverso il sensibile, la dissoluzione dell’ego nell’altro, la partecipazione alla totalità. Le posizioni raffigurate, molte delle quali riconducibili al Kamasutra, configurano percorsi energetici che disegnano un’anatomia della coscienza incarnata.

Le posizioni come mappe simboliche

Nel testo, le asana dell’amore sono nominate in sanscrito e descritte con esattezza non tanto per la loro esecuzione, quanto per la loro capacità di agire sul piano sottile.

Alcune posizioni favoriscono l’apertura dei chakra, altre intensificano l’equilibrio dinamico tra i partner, altre ancora sollecitano il fluire dell’energia vitale lungo i canali interiori. Tra queste:

Padmasana (La posizione del loto)

La donna siede sulle gambe dell’uomo come un fiore di loto che sboccia sull’acqua. Simboleggia la purezza che emerge dall’unione, la bellezza spirituale che nasce dall’amore consapevole. Questa posizione favorisce il contatto visivo e la circolazione delle energie attraverso i chakra superiori.

Markata (la scimmia)

Una posizione dinamica che rappresenta la giocosità e la spontaneità dell’amore. Come Hanuman, il dio-scimmia devoto di Rama, questa posizione simboleggia la devozione gioiosa e l’abbandono fiducioso al partner. Stimola l’energia del chakra del cuore, promuovendo l’apertura emotiva.

Shulachita (trafitto da una lancia)

Nonostante il nome possa sembrare violento, questa posizione rappresenta la penetrazione della conoscenza spirituale nell’anima. Come una freccia di luce che attraversa l’oscurità dell’ignoranza, simboleggia l’illuminazione che avviene attraverso l’unione consapevole.

Piditaka (Il recipiente pressato)

Una posizione intima che simboleggia la contenzione e la preservazione dell’energia vitale. Rappresenta l’importanza di trattenere e canalizzare l’energia sessuale per scopi spirituali, un principio fondamentale delle pratiche tantriche.

Bhramara (L’ape)

Come un’ape che si muove dolcemente di fiore in fiore, questa posizione rappresenta la ricerca paziente e metodica della dolcezza spirituale nell’amore. Simboleggia l’importanza di esplorare con delicatezza tutti i “fiori” del corpo e dell’anima del partner.

Il respiro e l’energia

Nelle pratiche descritte nel Kamasutra, il respiro è un veicolo essenziale per la trasformazione dell’esperienza.

Quando due amanti entrano in risonanza attraverso una respirazione consapevole e sincronizzata, l’incontro può oltrepassare la dimensione fisica e generare stati modificati di coscienza. Il pranayama, in questo contesto, non è una tecnica accessoria ma una condizione necessaria affinché l’energia erotica si elevi a forza conoscitiva.

Tantra e Kamasutra: parentele e differenze

Il Kamasutra e il Tantra condividono la valorizzazione del corpo e del piacere come strumenti di realizzazione, ma hanno delle differenze essenziali.

Il Tantra si configura come disciplina rituale e iniziatica, spesso riservata a praticanti avanzati; il Kamasutra, al contrario, si rivolge a una platea più ampia, fornendo un’etica relazionale, una grammatica del desiderio, un’estetica dell’incontro. Entrambi riconoscono l’energia sessuale come forza trasformatrice, ma ne sviluppano traiettorie differenti.

Il principio femminile: Shakti incarnata

Il Kamasutra attribuisce alla donna un ruolo centrale e attivo, riconoscendola come manifestazione vivente di Shakti, il principio dinamico della creazione. Non vi è gesto amoroso che possa dirsi completo se non contempla e valorizza la specificità del piacere femminile, la sua ciclicità, la sua complessità, la sua profondità.

L’uomo, nel percorso delineato dal testo, è chiamato a comprendere e accompagnare questa energia, accogliendola come guida e non come oggetto da possedere. La sensualità quindi si percepisce in questo scambio di energie.

Riaprire un senso profondo dell’incontro

L’incontro amoroso, nel Kamasutra, non si consuma in una sequenza di atti, ma si struttura come un processo di riconoscimento. Il corpo diventa soglia, il tocco uno spazio di rivelazione, l’abbandono un’esperienza di verità.

Abitare la relazione con presenza significa, per entrambi i partecipanti, sospendere la logica dell’efficienza e della prestazione, e accedere a un tempo diverso, in cui l’intimità non è fine, ma mezzo per scoprire l’altro e, attraverso l’altro, se stessi.

Il Kamasutra non è un manuale tecnico, ma un invito a riscoprire nel desiderio la forza che apre alla conoscenza, alla relazione e alla libertà.