Dove e quando nascono le carte da gioco
Le carte da gioco hanno un’origine incerta, ma la teoria più accreditata ne colloca l’invenzione in Cina, intorno al IX secolo, durante la dinastia Tang.
Le prime testimonianze scritte parlano di giochi con carte che rappresentavano monete, forse utilizzate inizialmente come forme di “denaro simbolico” o strumenti per giochi d’azzardo.
Dalla Cina si diffusero attraverso l’Asia, passando per la Persia, l’Egitto mamelucco e infine raggiungendo l’Europa. In mancanza di documentazione diretta – la carta è un materiale deperibile – molte ipotesi si basano su confronti iconografici e analogie storiche.
Tra le teorie più suggestive vi è quella secondo cui i soldati contribuirono alla diffusione delle carte: facili da trasportare, offrivano intrattenimento nelle lunghe marce e venivano scambiate lungo le rotte militari.
In questo modo, il mazzo di carte si trasformò progressivamente in un oggetto di uso universale.
La diffusione in Europa: Spagna, Italia, Francia, Germania
Il primo documento europeo che cita le carte da gioco risale al 1377: un manoscritto in latino redatto da un monaco svizzero, Johannes.
A quell’epoca le carte erano già largamente diffuse, tanto da essere oggetto di condanna nei sermoni religiosi insieme ai dadi. Il mazzo europeo più antico mostra segni evidenti dell’influenza mamelucca: i quattro semi originari (coppe, denari, spade e bastoni) corrispondono infatti ai simboli presenti nei mazzi egiziani dell’epoca.
In Italia e Spagna, le carte iniziarono come oggetti di lusso, dipinti a mano, destinati alle élite. Solo con la stampa si diffusero anche tra le classi popolari. In Spagna si affermò un mazzo da 40 carte (senza 8, 9 e 10), usato nel gioco nazionale dell’Ombre. In Italia, invece, le varianti regionali conservarono i semi latini e si radicarono nei giochi tradizionali.
In Germania, l’espansione fu rapida e massiccia, tanto da essere definita “un’invasione di carte da gioco”.
I tedeschi introdussero una propria iconografia rurale: ghiande, foglie, campanelli e cuori, in sostituzione dei semi latini. Anche le figure cambiarono: al posto della regina, apparvero due fanti – l’Obermann (sopra) e l’Untermann (sotto) – accanto al re. Il mazzo tedesco era in genere composto da 48 carte.
Le principali famiglie di carte da gioco europee
Nel corso del tempo si sono affermate tre grandi famiglie di carte europee:
- Carte latine (Italia, Spagna): coppe, denari, bastoni, spade; corte con re, cavaliere, fante.
- Carte tedesche: ghiande, foglie, campanelli, cuori; corte con re, ober, unter.
- Carte francesi: cuori, picche, quadri, fiori; corte con re, regina, jack.
La versione francese, con i suoi semi semplificati e il doppio colore rosso/nero, consentiva una produzione rapida tramite stencil. Questo ne favorì l’adozione massiva a partire dal XV secolo.
In Francia, nel tardo Cinquecento, le figure cominciarono a essere associate a personaggi storici e mitici: Davide, Giulio Cesare, Alessandro Magno, Pallas Athena, Lancelot, tra gli altri. Questo conferì al mazzo una componente simbolica ulteriore.
Caratteristiche iconografiche e struttura del mazzo
Il mazzo francese, oggi dominante a livello globale, è composto da 52 carte: 4 semi (cuori, picche, quadri, fiori), 13 valori per seme (dall’asso al re), due jolly aggiuntivi, figure speculari (a doppia testa) e simboli angolari che ne facilitano la lettura. I mazzi tedeschi e italiani presentano invece una maggiore varietà di struttura, con mazzi da 32, 36 o 40 carte.
In Inghilterra, l’influenza delle carte francesi fu decisiva. Fu proprio qui che si affermarono i nomi attuali dei semi: hearts, spades, clubs, diamonds. Alcune scelte linguistiche derivano dal lessico delle carte italiane, segno della circolazione internazionale delle varianti.
L’Ace of Spades o asso di picche acquisì un ruolo speciale per ragioni fiscali: a partire dal 1828 fu l’unica carta a essere stampata direttamente dal fisco, come prova del pagamento della tassa sulla produzione.
Da allora, l’asso di picche è rimasto una carta simbolica, spesso decorata in modo elaborato.
Tarocchi e cartomanzia: l’uso simbolico delle carte
L’uso divinatorio delle carte risale a epoche remote, ma è solo con la codifica dei tarocchi nel XVIII secolo che la cartomanzia assunse una forma sistematica. I tarocchi, nati come mazzi speciali per il gioco, contenevano 22 arcani maggiori oltre ai 56 arcani minori (equivalenti a un mazzo tradizionale).
Le carte vennero rilette alla luce di corrispondenze astrologiche, alchemiche, simboliche.
Da allora, si è formata una tradizione esoterica che ha affiancato quella ludica, facendo delle carte un oggetto ambivalente: gioco e rito, passatempo e rivelazione.
Curiosità e trasformazioni nel tempo
La storia delle carte è anche una storia di innovazioni grafiche. I jolly, inizialmente carte matte, si sono aggiunti nel XIX secolo nei giochi americani. Le carte indicizzate, i disegni a doppia testa, la standardizzazione dei personaggi sono tutte soluzioni nate per facilitare il gioco e adattarsi ai ritmi moderni.
In Italia, le varianti regionali come le napoletane, le piacentine e le siciliane, continuano a essere utilizzate, soprattutto nei giochi tradizionali come Briscola, Scopa, Tressette, Sette e mezzo.
Ogni mazzo è una testimonianza locale, con simboli, colori e proporzioni differenti, ma tutti affondano le radici in un tronco comune antico e condiviso.